L’ESPERIENZA DELLA FONDAZIONE SULLE PAGINE DI “CREDERE”

La Fondazione è presentata come realtà che “nel Milanese offre assistenza domiciliare ai malati terminali e alle persone disabili e gestisce strutture d’accoglienza per chi è affetto da Aids, malattie degenerative e altre gravi patologie”. 

L’articolo, firmato da Giorgio Paolucci, racconta la Fondazione e le sue attività, illustrate come “sistema di cure con 300 dipendenti e collaboratori”. La FMG – scrive Paolucci - nell’area milanese offre servizi di assistenza domiciliare integrata, cure palliative domiciliari e in hospice, gestisce case alloggio per pazienti con l’Aids e residenze per malati neurologici o in stato vegetativo a favore di 2.500 pazienti, “secondo una dinamica in cui uno sguardo carico di umanità sull’altro, unito alle competenze professionali, è il vero baricentro della risposta ai bisogni”. 

Sulle pagine di Credere si leggono i virgolettati di alcuni operatori (tra cui Elisabeth Cendra, responsabile delle case-alloggio per persone con AIDS: “un uomo non è definito dalla sua malattia, neppure se fosse l’Aids. È una persona con una malattia che si chiama Aids, e noi gli stiamo accanto abbracciandolo con le sue fragilità e i suoi punti di forza»), mentre il presidente Luciano Riboldi sottolinea che nell’esperienza della Fondazione “è necessario partire dalla convinzione che la cura è anzitutto una relazione e che la persona va considerata nella sua totalità, dando la dovuta attenzione proprio alla dimensione relazionale, a quella sociale ed alle connessioni con l’ambiente in cui si trova”. Un bel racconto giornalistico, che si inserisce in un periodo fecondo in cui la Fondazione sta proponendo – in collaborazione con il Centro Culturale di Milano – alcune iniziative di incontro e dibattito con i cittadini e gli operatori sanitari, occasioni incentrate sui valori e sulle esperienze dei suoi professionisti, come riflessione intorno ai 30anni delle sue attività.