Negli ultimi anni gli erogatori di assistenza domiciliareintegrata hanno visto aumentare richieste di cura di pazienti domiciliare in uno stato di grave egravissima compromissione, tale da richiedere un nuovo approccio specialistico e intensivo.
Si tratta, tra gli altri, di malati neurologici (Sla, Sclerosimultipla, stati vegetativi gestiti a casa), malati oncologici e soprattuttominori, bambini affetti da disabilità gravissime: Fondazione Maddalena Grassi nel 2020 ne haavuti in carico 144 (di cui
E’ un impegno professionale intenso, di granderesponsabilità e alto rischio burn out,remunerato secondo le tariffe stabilite dall’ADI generica, che non distinguetra cure ordinarie e cure intensive né tra adulti e minori.
Per rispondere al bisogno emergente, inoltre, ci si èdovuti strutturare investendo in formazione e nuove figure professionali, tecnologia e strumenti.
Il periodo pandemico ha aggravato una situazione giàdifficile, cooptando personale, soprattutto infermieristico, verso struttureper acuti e verso la campagna vaccinale, che garantisce una remunerazione assaipiù alta rispetto a quella possibile con i budget regionali dell’ADI a fronte diun impegno di responsabilità certamente inferiore.
Le famiglie sono le prime ad avere pagato il conto dellasituazione delineata: la mancanza ormai drammatica di personale,l’impossibilità di offrire ingaggi almeno appetibili, ha generato unacontrazione del servizio, gettando nella disperazione le famiglie che in alcuni casi si sono rivolteall’autorità giudiziaria.
Fondazione Maddalena Grassi non può che essere solidalecon i pazienti e con i loro famigliari e resta in attesa della messa a regimedi un intervento già annunciato che recepisca le problematiche esposte, su cui Regione Lombardia non mancherà anche questa voltadi prevedere soluzioni efficaci e sostenibili.
